IL PESO DELLA LUCE

“Quantunque impalpabile, invisibile, incorruttibile, la luce possiede un peso. Il suo peso è in grado di scardinare il ristagno dell’oscurità, è in grado di disarmarlo.” (Ilaria Abiami)

Ma qual’è il peso della luce? Una domanda scientifica e al tempo stesso quasi poetica.

Per affrontare questo tema si potrebbe partire dallo studio dei fotoni e della loro molteplice natura, ma l’intenzione non è certamente quella di inoltrarsi nei meandri della fisica quantistica cercando una risposta all’interessante quesito; pensiamo piuttosto all’importanza di una corretta illuminazione degli spazi, siano essi abitativi o di lavoro.

Parlando di luce artificiale, ci viene subito in mente la lampadina. Tanta strada è stata fatta dall’invenzione di questo dispositivo e dal brevetto di Thomas Edison nel 1879.

La prima tipologia ad avere larga distribuzione è stata quella delle lampadine a incandescenza, costituite da un bulbo di vetro contenente un filamento in tungsteno che, attraversato dalla corrente elettrica, si illuminava di un giallo aranciato. Queste già negli anni ’50 avevano iniziato a essere sostituite da quelle alogene, per poi essere bandite definitivamente nei paesi membri dell’Unione Europea dal 2012.

Le lampade a incandescenza hanno una durata di vita breve e una bassissima efficienza, infatti il sottile filo metallico si usura velocemente e la gran parte dell’energia elettrica assorbita viene dissipata sotto forma di calore, come testimonia il surriscaldamento della calotta trasparente.

L’inserimento di gas alogeno all’interno del corpo illuminante ha garantito un incremento della temperatura di colore, rendendo la luce emessa più bianca e migliorato le prestazioni che, comunque, continuano a essere largamente inferiori rispetto a quelle delle recenti tecnologie. Anche le “classiche” lampadine alogene sono ormai al bando dal 2018; rimangono in commercio solo i cosiddetti modelli “direzionali” per faretti o proiettori.

Nel 1938 sono arrivate al pubblico le lampade fluorescenti lineari e circolari, poi comparse nel 1978 anche con sagoma compatta, tutte composte da un tubo in vetro rivestito internamente con materiale luminescente, nel quale, una volta praticato il vuoto, vengono di norma introdotti un gas nobile e vapori di mercurio. La diversa composizione del rivestimento influisce sulla tonalità, calda o fredda, della luce.

Il funzionamento si fonda appunto sulla presenza di una sostanza fluorescente, che investita dalle radiazioni prodotte dal gas sollecitato dal passaggio della corrente, emette luce e in parte calore che va a riscaldare il tubo.

Le lampade fluorescenti hanno una vita media superiore rispetto a quelle a incandescenza. Tuttavia, un numero elevato di attivazioni può ridurla drasticamente, a causa del deterioramento a cui sono sottoposti gli elettrodi per i necessari preriscaldamenti. Nel corso del tempo in questi corpi illuminanti il flusso luminoso perde gradualmente forza e gli esemplari meno recenti possono impiegare qualche minuto per raggiungere la loro massima luminosità, dopo l’accensione.

Negli ultimi anni hanno avuto larga diffusione le lampadine a LED, basate sull’impiego di diodi a emissione luminosa e destinate a rimpiazzare totalmente le altre tipologie grazie alle differenti soluzioni disponibili, alla lunga durata, all’elevata efficienza luminosa e ai consumi ridotti.

I LED sono molto performanti e consentono notevoli risparmi, consumando, a parità di luce emessa, meno Watt. Nonostante ciò, una porzione di energia elettrica viene in ogni caso convertita in calore, ma in misura talmente ridotta che, persino dopo numerose ore di funzionamento, non si surriscaldano. Questo il motivo per cui possono essere installati senza problemi a contatto con ogni genere di materiale, come legno e plastica. Inoltre, i LED non emettono raggi ultravioletti e infrarossi dannosi per l’uomo. Dal punto di vista economico, i LED hanno un costo d’acquisto sicuramente maggiore rispetto quello delle altre lampadine, ma le loro proprietà e i vantaggi associati al loro utilizzo, consentono di superare con facilità questo scoglio iniziale.

Quali sono i parametri a cui fare attenzione nella scelta delle nostre sorgenti luminose?

Solitamente le lampadine vengono acquistate in base ai Watt, ma sarebbe più appropriato considerare i Lumen. Infatti il Watt (W) è un indicatore di potenza, ovvero di energia elettrica consumata, mentre il lumen (lm) è l’unità di misura del flusso luminoso, cioè della quantità di luce emessa.

Fondamentali per la connotazione di uno spazio, sono la temperatura di colore e l’indice di resa cromatica (CRI). La prima si esprime in gradi Kelvin e dà informazioni sulla tonalità della luce. Generalmente, in ambito domestico, si utilizzano quelle comprese nel range 2700-6500 K: un intervallo di gradazioni abbastanza ampio, che va dai toni caldi a quelli freddi e che può essere coperto interamente solo dai LED e dalle lampade fluorescenti. Le lampadine a incandescenza o alogene hanno tipicamente una brillantezza gialla-arancio.

Quale temperatura di colore scegliere? Beh, non ci può essere un responso univoco perché questa è la caratteristica tecnica della luce più soggettiva; c’è chi non potrebbe mai fare a meno di un’illuminazione calda, accogliente e avvolgente e chi preferisce un chiarore ceruleo che trasmette una sensazione di pulizia e asetticità.

L’indice di resa cromatica (CRI), invece, segnala quanto sono fedeli i colori che percepiamo quando illuminati artificialmente. Si tratta di una percentuale che può variare da 0 a 100; i valori più alti indicano la migliore percezione delle sfumature di colore.

Alcune lampadine possono avere la funzione dimmerabile, che permette di regolare la quantità di luce emessa, diminuendo o aumentando la potenza in relazione a esigenze temporanee.

Per ottenere l’atmosfera perfetta, soprattutto in un locale multifunzione, non è sufficiente individuare la lampadina giusta, ma occorre combinare luci ambientali, da lavoro e d’accento.

L’Ambient Lighting fornisce una luminosità generale, delicata e diffusa. È il primo livello di illuminazione di una stanza e ne rivela le linee guida; proprio per questo, spesso, è regolabile per adattarsi a svariate necessità nell’arco della giornata.

Una visibilità uniforme e ottimale si ottiene con l’installazione di lampade a soffitto (a sospensione o incassate) che proiettino la loro luminosità verso il basso oppure applique, piantane o altre forme di illuminazione nascosta che rischiarino pareti e/o soffitti.

Benché indispensabile, la luce ambientale non è l’ideale per attività specifiche.

La Task Lighting, diretta e intensa, è quello che occorre per le zone di lavoro. La preparazione di alimenti, la cura del proprio aspetto, la lettura e la scrittura necessitano di un irraggiamento intenso e mirato per evitare l’affaticamento visivo e l’abbagliamento. Ecco allora che una strip led sotto i pensili della cucina, una lampada da specchio o da tavolo possono accrescere la visibilità durante lo svolgimento delle varie operazioni.

Opere d’arte, particolari d’arredo o elementi architettonici possono diventare punti focali di un ambiente mediante l’Accent Lighting. Questa funzione è prevalentemente estetica e può contribuire a dare carattere e drammaticità a una stanza: faretti orientabili, singoli o su binario, sono perfetti per sottolineare i dettagli.

Il nostro blog è solo un sintetico excursus sull’illuminazione e sulle sue potenzialità. Il Lighting Design è una materia complessa che presuppone di valutare innumerevoli variabili, per giungere alla definizione di un progetto illuminotecnico che può dare risultati davvero sorprendenti.

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