Ricordo ancora, al liceo, la sindrome del “foglio bianco”, quell’immensa libertà senza limiti, che confonde, annebbia, allontana. Un vuoto da riempire per forza, mentre cercavo tra le vie della mente un sostegno, in quel vortice senza uscita. Poi lo scarabocchio di penna nera sull’angolo del foglio mi riportava alla realtà, da quei cerchi neri cominciava sempre una storia.
Perché ad ogni cosa il suo contrario aiuta.
Anche oggi come ieri, ecco che entrano i due acromatici bianco e nero; li immagino come due individui astratti; in comune la certezza di una personalità senza sfumature, senza aberrazioni. Bianco vive il giorno, energico ride al sole, vanitoso di luce lo riflette, così bello che può rendersi accecante, diventando inafferrabile. Solo Nero può sfoderare il suo mantello e avvolgerlo, portarlo via, allargare le sue braccia mentre si desatura il giorno ed il Buio, in un cammino lento, fa addormentare una ancora bambina Sera; poi stanco si ferma, aspetta di unirsi alla sua affascinante e giunonica Notte. Senza quest’ultima non sorgerebbe la bellezza del giorno, senza il nero non risalterebbe la purezza disincantata del bianco.
È proprio qui che mi stacco dal resto, dal contorno, dal confronto.
Mi domando cosa significhi realmente l’emozione di un colore “non colore”, che poi diviene moda, regolativa di scelte. Il Bianco condiziona la nostra vita, è il colore del nostro primo alimento, nei nostri occhi esalta il colore dell’iride; diviene scelta funzionale contro le alte temperature; “total white” è chic sulle rive della Versilia dove disinvolto ondeggia trasposto sulle vele delle barche nel Tirreno. Simbolo di purezza, accompagna la sposa all’altare ma, in natura, si fa simbolo e caratterizza il profumo “proibito” della tuberosa. Bianco… e vedo architettura, penso ai modulari trulli pugliesi ancor prima delle oika greche, che nella morbidezza e freschezza delle forme si stagliano a dividere il blu naturale del cielo e del mare. Bianco come simbolo di essenzialità nella forma, dove, con il solo gioco d’ombra, traduce un linguaggio ed esalta i volumi architettonici razionalisti.
Bianco come attore del progetto “White in the city”; protagonista di architettura, arte design e moda, sul palcoscenico di una Milano creativa, durante la Design Week 2017. Attraverso un percorso espositivo, dislocato tra le mura dell’Accademia di Belle Arti, della Pinacoteca di Brera, della ex chiesa di San Carpoforo, di Palazzo Cusani e del Class editori Space, sarà possibile declinare il “non colore”, filtrato dalla visione dei maestri del design, dei grandi architetti e dei più giovani affermati designer. Un cammino di esplorazione e rivelazione del colore bianco, al fine di formare una “scelta ragionata”, come “motore di trasformazione per il benessere dell’ambiente e del vivere quotidiano”.