Penso al Natale, immagino la neve… il tempo che si ferma… le luci allungate, specchiate nei finestrini che sfilano alla ricerca di un parcheggio. Un regalo, due, tre. Si ritorna bambini, tra il desiderio dello zucchero filato del primo banchetto fissato all’angolo della strada e il profumo pungente di una sottile malinconia, abbandonata lì, stretta alla nostra gola dai ricordi piacevoli dei Natali passati.
Gli aromi, si muovono all’unisono con la sensazione di un’ingiustificata felicità; la gratificazione dopo un anno di pasti consumati sempre troppo velocemente, costantemente aromatizzati alla solitudine. Le musiche della tradizione ti rincorrono mentre si inseguono tra le vie e dentro i negozi. Chi le odia, chi le ama, non lasciano mai completamente indifferenti. E mentre la casa torna a essere davvero casa, tutto il resto sembra a poco a poco allontanarsi. Accenni un sorriso alle figure dei genitori nascosti, per anni, dietro le false spoglie di Babbo Natale e vieni pervaso dalla consapevolezza che quel ruolo resterà loro, per sempre.
Mentre il burro riposa, disciolto, in una vecchia terrina di alluminio, sai già che servirà per preparare un qualcosa che diventerà particolarmente buono, qualunque cosa sia, perché niente ha il sapore e il calore della cena della vigilia e niente è gustoso come il pranzo di Natale, dove il cibo diventa condivisione, primo nutrimento della felicità. Ogni ingrediente si intreccia alla perfezione, si amalgama senza difficoltà, senza pensieri, nella pace interrotta unicamente dal ritmo di un mestolo in legno. E la casa addobbata è una festa di colori: rosso, verde, bianco, come un’Italia capovolta che, nonostante tutto e tutti, resta il primo indiscusso, tangibile sinonimo di famiglia.
Buon Natale…di cuore, da Doser